click sulla immagine per l'articolo de "il Manifesto del 25/10/2007
da andrea ricevo e inoltro
Questa mattina ci siamo svegliati con un'altra brutta notizia. Un nostro caro
fratello, Aldo Bianzino, arrestato qualche giorno fa per coltivazione di
cannabis, stato massacrato di botte e ucciso in un carcere umbro. Siamo
sconvolti. Aldo era una persona mite e pacifica, dal fisico minuto, un
ricercatore del Divino che tutti amavano e stimavano e che si guadagnava da
vivere facendo il falegname. Lascia tre figli adolescenti.
Fai girare se possibile la notizia, questa ennesima ingiustizia, questo ennesimo
atto barbaro, non pu˜ finire nel silenzio.
Ti allego l'articolo che sta girando in rete e che apparso stamattina su il
manifesto.
Una domenica come un'altra un uomo di 44 anni viene trovato morto nel carcere di
Perugia. C' stato trasferito due notti prima, venerdi 12 ottobre, dopo che la
polizia lo ha arrestato con la sua compagna. Gli avrebbero trovato in casa, la
famiglia di Aldo Bianzino abita nella campagna di Cittˆ di Castello, una piccola
piantagione con diversi fusti di marijuana. I due vengono trasferiti a Perugia e
da l“ al carcere. Sabato il legale d'ufficio incontra Aldo alle 14 e riferisce a
Roberta, la compagna, che Bianzino sta bene e si preoccupa per lei. Ma la
mattina seguente Daniela, un'amica di famiglia, viene avvisata di correre la
carcere in tutta fretta. “C' un problema”, le dicono. Il problema che Aldo
non respira pi e Roberta, in evidente stato di choc, non ha nemmeno potuto
vedere il suo corpo. Le indagini autoptiche (ancora in corso) cominciano a
confermare, qualche giorno dopo, quel che tutti giˆ pensano nella piccola
comunitˆ di amici di
Aldo e Roberta. Le voci raccolte dalla stampa locale parlano di lesioni massive
al cervello e all'addome, forse, un paio di costole rotte anche se all’esterno
il corpo di Aldo non evidenzierebbe ematomi o contusioni. Ce n' abbastanza per˜
per far saltare la prima lettura del decesso, liquidato come un problema
cardiaco.
La storia di Aldo Bianzino ha contorni dunque che poco definire oscuri e la
procura di Perugia ha deciso di aprire un’indagine sul decesso affidata nelle
mani dello stesso pubblico ministero, il magistrato Giuseppe Petrazzini,
titolare dell’inchiesta che aveva portato all'arresto di Aldo e di Roberta. Che
sta aspettando i risultati definitivi dell'autopsia.
Tutto comincia dieci giorni fa. Aldo nella sua casa di Capanne, una frazione
di Pietralunga, poco distante da Cittˆ di Castello, quando uomini della squadra
mobile della cittadina umbra perquisiscono giardino e casa e lo portano in
carcere a Perugia con l’accusa di detenzione illegale di stupefacenti. Accuse
pesanti: nella conferenza stampa delle forze dell’ordine si parla di 110
piantine di hashish, una metˆ in giardino e una parte giˆ raccolta, insieme a 15
involucri contenenti erba. Rivelazioni che lasciano increduli quanti conoscevano
Aldo da tempo e che non ritengono possibile che l’uomo coltivasse hashish per
poi rivenderlo.
Bianzino avrebbe dovuto incontrare il gip che segue le indagini il luned“
successivo per la conferma dell’arresto. Ma all'appuntamento col gip non arriva.
E non chiaro se in cella fosse solo o in compagnia di un altro detenuto.
“Ufficialmente era solo – dice l'avvocato incaricato dalla famiglia Massimo
Zaganelli – perchŽ la procedura richiede l'isolamento prima dell'incontro col
gip”. Sulla salute dei due indagati al momento dell'arresto Zaganelli non ha
dubbi: “Furono portati in carcere in perfetta salute e durante il viaggio non fu
torto loro un capello”. I dubbi iniziano dopo: “Per quel che sappiamo il decesso
riconducibile a un trauma ma non a un trauma accidentale” che rimanda quindi
“alla responsabilitˆ di terzi”. L'avvocato resta prudente: “Non bene in questi
casi fare due pi due quattro e abbiamo piena fiducia nella magistratura che, ne
siamo certi, sta facendo il suo lavoro”. Lavoro intanto che aspetta i
risultati definitivi delle prove autoptiche sulla materia cerebrale di Aldo:
l'entitˆ cio del trauma al cervello. La famiglia non potrˆ rivedere il corpo di
Aldo prima di fine settimana.
Il mistero per giorni rimasto confinato nelle cronache locali dei pochi
giornali che, come la Nazione , hanno provato a ricostruire la storia di
Bianzino. E sono molti gli interrogativi al momento senza risposta considerando
che, dal giorno della conferenza stampa della polizia, non sono state rilasciate
dichiarazioni ufficiali e ancora resta ancora da chiarire se, al momento della
morte, Bianzino fosse solo nella cella dove stato trovato. Nella frazione di
Pietralunga il clima sempre pi teso e il dolore degli amici si mischia allo
sgomento della famiglia che resta ancora in attesa di potere vedere la salma.
Nel frattempo amici e parenti si stanno adoperando per assicurare a Aldo una
cerimonia funebre che per˜ non ha ancora una data certa. Ma la notizia
circolata rapidamente tra gli amici di Aldo, molti dei quali vicini
all'esperienza spirituale maturata da Bianzino attraverso la filosofia indiana e
una lunga frequentazione con una comunitˆ allargata di amici incontrata nel suo
percorso interiore. Un aiuto gradito visto che sono molte le persone vicine a
Roberta a lamentare una scarsa solidarietˆ in paese, forse anche per le
abitudini diverse di un uomo che da tempi aveva scelto una vita appartata e
basata sulla meditazione. I radicali e gli anti proibizionisti locali per˜ si
sono giˆ mossi. E cos“ il sindaco di Pietralunga Luca Sborzacchi E del caso si
sta occupando anche l’osservatorio che fa capo a Heidi Giuliani.