Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 01/02/2008
Dopo “Overstanding” Sizzla ritorna a collaborare con una label americana, la MBIG con sede in Florida. L’album, in uscita il 25 marzo, si chiamer “Addicted” e dalle prime indiscrezioni sar caratterizzato quasi esclusivamente da sonorit dancehall e hip hop, non senza qualche episodio new roots. Il bobo singer e l’etichetta americana hanno gi condiviso alcuni progetti quali lo Shaolin Temple riddim sul quale Sizzla ha realizzato “No Bed A Rose” e il Rootal riddim con “Watch Over Me”
Oramai nessuno sa quanti album abbia fatto l’artista di August Town che resta comunque uno dei migliori performer della musica jamaicana, elemento che lo pone al centro dell’interesse di troppe case discografiche, alcune delle quali danno alle stampe magari dischi dei quali nemmeno Sizzla conosce l’esistenza. Ad esempio ad ottobre del 2007 uscito un album dal titolo “Jah Bless Me With Life”, una raccolta improvvisata di alcuni singoli e nemmeno dei pi brillanti. A maggio Sizzla dovrebbe arrivare in Italia per una serie di concerti, anche se al momento non esiste nessuna conferma ufficiale.
Fonte: United Reggae
In Jamaica si apre ufficialmente oggi il Reggae Month, un intero mese dedicato alla musica reggae con un ricchissimo cartellone di eventi e tante iniziative interessanti. Sia con i collegamenti radio che con gli articoli che appariranno sul blog, cercher di raccontare i momenti pi significativi, le emozioni e le sensazioni che si vivranno in questo mese particolare sull’isola. Nel logo scelto per rappresentare il Reggae Month campeggia una stella di David e una frase che recita “Imagine and Believe” (Immagina e credi,ndr). Inoltre si cercato di coinvolgere davvero tutti coloro che operano nel campo della musica per farli sentire protagonisti di un evento che sa di storia.
Molti hanno aderito con entusiasmo, esprimendo il totale appoggio affinch tutto possa svolgersi nel miglior modo possibile. Il presidente della Recording Industry Association Of Jamaica ha dichiarato che “questo un momento storico per la musica jamaicana, capace di avere un forte impatto sulla diffusione nel mondo della reggae music.”
D’altronde stata proprio la RIAJam a proporre al governo jamaicano di celebrare in maniera diversa il mese di febbraio, mese in cui peraltro sono nati artisti fondamentali come Bob Marley e Dennis Brown. Un’idea subito accolta con entusiasmo, alla luce dell’impatto positivo che una tale manifestazione potesse avere sull’economia e soprattutto sull’immagine della Jamaica.
Per Ronnie Burke, uno dei fondatori del mitico Reggae Sunsplash, questa iniziativa “riconosce pienamente la musica reggae, anche se penso che i jamaicani non abbiano ancora compreso pienamente il potenziale che una simile iniziativa porta con se”.
Il grande produttore Bunny “Striker” Lee ricorda “di essere nel mondo della musica da oltre 40 anni. Quando lavoravo nello studio di Duke Reid, non avrei mai pensato che un giorno potesse realizzarsi qualcosa del genere”. E non manca il commento di Sly Dunbar che ha evidenziato “come il giorno che segna l’inizio del Reggae Month gli ricordi l’atmosfera che si viveva nel 1962, quando la Jamaica raggiunse l’indipendenza con gli Skatalites che festeggiavano suonando su un camion in Port Maria”.
Insomma tutto pronto per rendere questo mese davvero particolare. Molti i turisti giunti sull’isola per gustarsi i tanti eventi programmati, anche se il clou si raggiunger in concomitanza dell’inizio dell’Africa Unite che partir il 23 febbraio.
Kennett Dayes, uno dei membri fondatori dei Culture, ha appena realizzato il suo album di debutto in qualit di solista, dal titolo “Still I’ve Got Love”. “Io e Ansel Colins abbiamo terminato il disco da quasi quattro anni, ma siamo stati costretti ad aspettare che qualcuno ce lo distribuisse “ – spiega Dayes, con al suo fianco la moglie Gwendolyn, produttrice esecutiva dell’album. Pi di 30 anni fa Dayes, insieme a Albert “Ralph” Walker e al grande Joseph Hill, diedero vita ai Culture, uno dei gruppi fondamentali nella storia della reggae music, artefici sin da subito di veri e propri capolavori discografici come “Two Seven Clash”, prodotto da Joe Gibbs e dando vita ad un filone particolare del reggae che alcuni hanno definito “roots, rock, reggae.”
“Joseph Hill ha fatto un grande lavoro e ha continuato a lavorare tanto sino alla sua morte. Una volta mi disse che faceva oltre 200 concerti in anno, un ritmo impensabile per me e che alla fine ha pesato sulla sua salute” – cos ricorda Dayes il suo amico Joseph. E ancora sull’onda dei ricordi, l’ex membro dei Culture racconta come loro tre si incontrarono nel 1976 negli studi di Joe Gibbs, dando vita alla loro prima incisione, il brano “This Time”. Il testo della canzone diceva tra l’altro, "If Babylon kill one more Rastaman the sun will stop shine" (Se Babylon uccide ancora un Rastaman, il sole non briller pi,ndr), frase che scaten l’immediata censura, impedendone la trasmissione in radio.
Solo un piccolo intoppo nel glorioso cammino del trio musicale. “La seconda canzone, “Jah Jah See Dem A Come” divenne una incredibile hit e da quel momento ogni nostra canzone entrava in classifica”. Erano tutti e tre a scrivere i pezzi, insieme ed uniti. “Era Jah a darci il potere di scegliere le canzoni che dovevamo cantare. Non ho mai capito come arrivassimo a scrivere testi cos ispirati, in realt era l’Almighty a guidarci” – ricorda con emozione l’artista, convinto Rasta. Ora a mantenere vivo il nome Culture, sono Kenyatta Hill (figlio di Joseph) e lo stesso Albert Walker. Diverso il percorso seguito da Kennett Dayes, il quale tiene per a precisare che i Culture, per come erano nati e per quello che facevano, non esistono pi.
Per l’artista dopo gli anni della gloria, sono arrivati momenti di grande difficolt anche perch, come successo a molti singers del passato, nessuna royalties gli stata riconosciuta. Difficile andare avanti per un uomo che ha 21 figli e che una volta lasciata la Jamaica, stato in diversi paesi, senza per mai trovare la strada giusta per rilanciare la propria carriera artistica. Ora sembra finalmente arrivato il momento di riscoprire Kennett Deyes, il quale sottolinea come il suo album cerca di riprodurre lo spirito e l’amore con il quale si faceva musica ai tempi dei Culture. Come sottolinea lo stesso artista, nel disco c’ tutto quello che difficile trovare nella musica di oggi. “No computer business nella mia musica. In studio insieme a me ci sono i musicisti. Questa era la forza della musica e questo ci che voglio continuare a fare”.
Fonte: Jamaican Observer
Fotografie del 01/02/2008
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