Per la polizia jamaicana l’assioma concerti o dancehall uguale violenza diventata una sorta di parola d’ordine. E la reazione della gente di esasperazione e rabbia per l’arrivo oramai quasi matematico delle forze dell’ordine, quasi come fossero un elemento dello spettacolo. E cresce la convinzione che non solo queste azioni siano improduttive, ma anzi accrescono il tasso di aggressione della societ e contribuiscono ad incrementare le attivit criminali. In un paese dove il tasso di omicidi cos alto ci si chiede se la polizia non abbia pi importanti compiti se non quello di recarsi a tutti gli shows, con il risultato di far svanire anche quei pochi momenti nei quali i jamaicani cercano di dimenticare i loro problemi e numerosi accorrono ai tanti eventi che ogni sera costellano ogni luogo dell’isola.

Per la polizia si tratta invece di un’attivit essenziale di prevenzione perch proprio in queste situazioni che avvengono omicidi, rapine e violenze di ogni sorta, oltre al rituale traffico di stupefacenti. Inoltre – dice un ufficiale – la polizia a conoscenza che molti artisti e in generale coloro che organizzano gli eventi hanno stretti legami con elementi criminali.

“Non possiamo permettere che qualche cantante tenga il microfono in una mano e la pistola in un’altra, per questo andiamo a trovarli l dove organizzano le loro feste” – conclude il poliziotto.

Chiaro il riferimento al Movado Birthday Bash, dove polizia ed esercito arrivarono insieme e per oltre due ore tennero l’intera folla in ostaggio prima di permettere al pubblico di uscire e fare cos ritorno a casa. Ma come spiegano coloro che le feste, i concerti e le dances le organizzano, nessuno mai potr tenere la gente a casa. E molti dei giovani che non si rinchiudono in casa, dicono di non sentirsi sicuri in nessun posto, perch dunque rinunciare al divertimento? E poi per i giovani si tratta anche un modo per tenersi lontani dall’illegalit. Lo dicono in tanti, dopo essere andati ad una festa e aver ballato tutta la notte, il giorno dopo si dorme e non si ha il tempo di pensare e commettere azioni sbagliate.

“La polizia dice di essere certa che alcuni ricercati possono essere trovati in particolari appuntamenti musicali. Cos arrivano, abusano e umiliano chiunque sia presente e nessuno ha l’intelligenza di pensare che sarebbe meglio appostarsi fuori, far terminare l’evento e poi mettersi a caccia dei criminali” – dice un ragazzo davvero esasperato di vedere la polizia ad ogni evento in cui si reca.

Prima esploso, poi scomparso e poi di nuovo al top. Questo Little Hero, non pi giovane artista jamaicano, che proprio in questi ultimi anni entrato con forza nel cuore della reggae massive dell'isola. A testimoniare un momento particolarmente felice arriva anche l’album di debutto dal titolo mistico “Revelation”. Realizzato dalla Inspire Label al suo interno possibile trovare alcune delle ultime hits di Little Hero, come “The Prayer (Oh Lord) – in vetta per settimane alla classifica dei singoli nello scorso 2007 – “God Alone”, la popolarissima “Inna Di Ghetto” e “Praise God”. C’ proprio Dio al centro del messaggio del singer, una presenza continua e forte che ha trasformato Little Hero in una sorta di cantante gospel.

Sul un tappeto sonoro minimo ed essenziale, c’ la sua voce ad implorare l’amore e la speranza da Jah, ma ci sono anche basi new roots ad accogliere le sue lyrics di invocazione affinch ogni violenza cessi e che si costruisca finalmente un clima di pace e convivenza.

L’album uscito prima in Giappone dove l’artista particolarmente amato e solo ora viene lanciato in tutto il mondo. Proprio con il singolo “Praise God” Little Hero diventato famoso anche nelle Virgin Islands, insediandosi ai primi posti della classifica e riscuotendo un enorme successo per una serie di concerti tenuti in quel paradiso di mare e di natura. In “Revelation” sono tante le tracks da segnalare, oltre quelle gi conosciute dal grande pubblico. Pensiamo a “No More War”, a “Reggae Music”, alla particolare “King Solomon World” e alla luminosa “When”.